giovedì 10 ottobre 2019

TUTTO PUÒ CAMBIARE IN UN MINUTO

È proprio vero, tutto può cambiare in un minuto, figuriamoci in 3 giorni. La storia inizia lunedì nel tardo pomeriggio quando Monica ( praticamente potrei chiamarla il mio Destino, dato che nelle mie vicissitudini di lavoro e di passioni lei o Fabio ne sono sempre partecipi) mi chiede se sarei interessata a una cattedra in una scuola superiore, perché l’avevano chiesto a lei, ma non poteva. L’arcovalebo dopo settimane di tempesta: settembre è sempre così, il pagamento delle tasse equivale alla costante riflessione su quanto valga tenere in piedi la partita iva. Avete presente le discussioni da bar su tasse, INPS, nero ecc, casa nostra è uguale. Ormai mi vedevo già a gennaio in pizzeria ogni sera, visto che di sicuro non potrei fare pulizie data la mia totale incapacità in materia. Settimane di vuoto cosmico in quello che sarebbe il mio lavoro reale, nonostante le ore spese ad organizzare progetti, pubblicità e chi più ne ha più ne metta. Insomma, torniamo a lunedì tardissimo pomeriggio: Monica mi dà un numero di telefono e chiamo lui, poi lui mi dà un altro da chiamare e alla fine entro nel sito della scuola  e invio l’anno MAD ( messa a disposizione), la scuola era disperatamente alla ricerca,  perciò mi immaginavo che già partedi mattina mi chiamassero. Nel frattempo placo gli animi della figlia di mezzo, la quale era già convinta di non vedermi più, non notando c’è la scuola è di mattina. Martedì mattina silenzio puro, controllo la mail ogni 5 minuti, cel sempre ruomoroso, ma niente. In compenso in meno di 10 ore mi chiamano 3 mamme per seguire i loro figli: organizzo gli incontri per vederle e ormai mi rassegno al fatto che la scuola non mi chiami. Mi si riempiono i pomeriggi, cominciano ad arrivare un po’ di ordini di libri Usborne ( momento pubblicità: sono bellissimi e un regalo fantastico, andate a vedere la mia pagina Facebook ‘Treviso Usborne Organizer’). Alla scuola non penso più. Ho tanti progetti per le mani, i ragazzi nuovi hanno bisogno di un modo avvincente per imparare. Stamattina mi sono trovata con la mia amica Silvia per il progetto Libriamoci e ne verrà fuori qualcosa di bello ( cioè io ne sono convinta), il laboratori di cucina prende forma e ne sto pensando uno con i LEGO ( così intanto vi viene la curiosità). Non mi mancano gli articoli o i libri da scrivere... al momento ne ho 4 in piedi diblibri, articoli non li conto nemmeno perché mi sento in colpa. Poi mica mi sono dimenticata delle storie per il Calendario dell’avvento 2019, magari diviso per fasce d’età con tanto di disegni. Insomma la mia mente vaga e divaga (anche sulla Sagra 2020  perché a tre quarti delle persone non frega niente della parte culturale, ma io non demordo e provo a trovare qualcosa di diverso), finché oggi pomeriggio vedo quella notifica: è la scuola. Leggo, mi faccio togliere qualche dubbio da Anna, chiamo la scuola per fare qualche altra domanda e poi comincio a pensare, devo decidere: una cattedra di 18 ore, una di 5, i ragazzi al pomeriggio, i progetti che potrebbero saltare se accetto, 3 figlie da seguire, una dipendenza totale dai nonni anche per i pranzi, faccio anche qualche calcolo economico perché ho pur sempre una partita iva forfettaria dove non posso adorare troppo sui guadagni. Ci rimugino su un bel po’di ore mentre finisco di lavorare, corri a prendere Agata e poi Adele, preparo la cena, ascolto il pomeriggio di Madda, scoprono i compiti che sonsono dimenticate di fare, faccio la lavastoviglie, le accompagno a letto, asciugatice, bidone della carta fuori e...doccia. Esco e arriva Michele, giusto per dargli la mia decisione: è no! Tutti sognano il posto statale e io preferisco l’incertezza. D’altro canto non sarei qui se non mi piacessero le cose complicate. Sarebbe stata una bella sfida entrare in una scuola superiore, ma la mia è con i ragazzi nuovi, l’anno scorso l’arrivo di Agata mi ha reso meno presente e lo sapevo, ora ho voglia di riimmergemrmi nel mondo dei tutor, inventare modi nuovi di insegnare, aiutarli a superare le difficoltà. Non sarà facile, come non lo è convincerli a venire qui, trovare quell’instabile equilibrio fra l’essere loro amica e insegnante. Sarà dura, ma ormai ci sono abituata, le battaglie si possono sempre vincere con costanza e dedizione e talvolta anche con del masochismo. Ora basta che questa costanza e dedizione la metta anche nel realizzare i miei sogni...vedremo se sarò in grado.

venerdì 6 settembre 2019

VISTE DI PAESE: LA BISCAZZIA

Qualche anno fa scrissi un pezzo su un simbolo di Cusignana, il mio paese. Ogni anno quel testo torna su facebook e così mi hanno proposto di scriverne ancora di quegli articoli...non so se riuscirò a mantenere una rubrica, perché i tempi con cui scrivo qui sono molto lenti, troppo lenti, ma ci voglio provare.
Se avete voglia di suggerirmi qualche angolo di cui parlare o conoscete qualche storia particolare, fatevi sentire, mi piacerebbe confrontarmi con chi vive in questi angoli...esattamente come ho fatto per la Biscazzia.
Già, partiamo da qui, visto che domenica, l'8 settembre è la Festa della Madonna delle Grazie, la statua che rende questo angolo cusignanese un vero e proprio colmello ( ossia quello che nelle città viene chiamato quartiere, qui in versione drasticamente ridotta).
Voi la conoscete la storia di questa zona? Io l'ho scoperta parlando con la gente che vi vive e mi si è aperto un mondo di leggende e mi si è accesa una grande curiosità: quante cose ci riserva una terra piccola e che può sembrare quasi insignificante come questo angolo del nostro paradiso cusignanese!
La storia si perde nell'antichità di un territorio di Pieve, famoso fin dal Medioevo, se non prima. Immaginiamo via Madonna delle Grazie e via Conca Vecchia come la strada principale, togliamo tutta la zona residenziale di via Brigata Julia ed ecco  che si erge, grande e possente, la Casa Rossa, un tempo sede del comune. Come mai proprio qui? Proprio perchè era la strada principale, utilizzata da chi arrivava in cavallo o carrozza da Treviso.
Dopo tutti quei chilometri al galoppo, c'era bisogno di una pausa per sè e per il cavallo e sembra che fosse il luogo giusto dove rilassarsi con qualche gioco...non proprio regolare. La sede ideale di quello che oggi si chiamerebbe Casinò, ma che comunque tutti possono anche riconoscere come 'bisca'. Vi si è accesa una lampadina su questo nome che avete già sentito: Biscazzia? Anche per me è stata una scoperta, non lo avevo mai associato, la Biscazzia era il luogo in cui i locali incontravano i trevigiani e tra storie e leggende giocavano a un gioco tanto antico quanto conosciuto come la Mora, non quella cinese di carta, forbice , sasso, ma un'antica usanza fatta di calcoli, velocità e astuzia.
Via Conca Vecchia collegava il centro con il Convento dei frati che si ergeva in via nogariole, la zona dei Pocheti ( per chi non è di Cusignana, immagino che cominci avere un po' di confusione, vi spiego solo che il paese è diviso in parti,  ognuna ha il suo nome dialettale con un significato chiarissimo e che descrive delle caratteristiche della zona).
In questo colmello vi viveva anche Carlo Rosso ( che dà ancora il soprannome ad una famiglia), lui è la persona che ha fatto spostare il cimitero del paese, dal sagrato della chiesa, a dove si trova oggi, appena dopo la Biscazzia.
Ero partita però parlando della Madonna delle Grazie ed è tempo di ritornare a parlare della statua, che si trova dentro alla piccolissima chiesetta che con il suo mini colonnato, ricorda un tempio greco. Questa statua si può dire che sia estremamente recente, rispetto alla storia di cui abbiamo parlato fino ad ora, infatti risale alla dopo guerra, quando gli uomini dei Bini ( Oltre ai nomi dialettali per le parti del paese, anche ogni famiglia ha un soprannome dialettale), tornati salvi dalla guerra, decisero di Rendere Grazie alla Madonna per questo ritorno.
Probabilmente già dall'arrivo della statua e la costruzione della successiva chiesetta, è iniziata la tradizione della festa della Biscazzia, che si ripete ogni anno nel fine settimana più vicino all'8 settembre. Una festa dal sapore antico, fatta di giochi di una volta per i bambini, di un bel bicchiere di vino e di un panino fatto al volo, tutto fatto e organizzato dagli abitanti della zona e condito dalla presenza di tutto il paese. La messa all'aperto, i bambini che giocano e corrono sulla strada, la gente che chiacchiera riparandosi dal sole, danno un tocco di magia e ricordano ogni anno, che basta poco per fare comunità.

lunedì 15 luglio 2019

LA SODDISFAZIONE DEL PREMIO

Da quando è nata Agata, il tempo per scrivere si è ridotto drasticamente. In 5 i lavori di casa sono tantissimi e se ci aggiungiamo il mio vero e proprio lavoro con  4 ragazzini all’esame di terza media più gli altri da seguire, scrivere era un’utopia. Ho dovuto limitare a malincuore anche gli articoli su the web coffee e i racconti su scrittoriincorso.  Con questi preamboli, da dicembre ho partecipato solo a due concorsi letterari! Il 15 febbraio invio un racconto che parla di una vacanza in bici ( io, la fantasia fa miracoli), poi me ne dimentico. Due mesi dopo, vedo la notifica sullo schermo del cel, era l’ora di pranzo, stavamo mangiando con Michele. La curiosità non mi dà pace e anche se cerco di non usare mail il cel durante i pasti, in quell’occasione non ce l’ho proprio fatta!. Avevo vinto il premio speciale! Fantastico! Con calma mi riguardo la mail nel pomeriggio: preniazione 8 giugno! Guardo la sede della premiazione! Comincio a controllare aerei, treni, viaggi in auto. Ci lavoro qualche giorno, niente, con Agata tettadipendente e così piccola, è chiaro che deve venire con me e l’unico modo è andare in auto. Ok, allora si va in auto. Quest’anno non andiamo in ferie perciò comincio a pensare di far già il weekend, una sorta di breve vacanza! Guardo gli alberghi, guardo gli orari della premiazione  per capire quando partire...poi mi rendo conto che l’8 giugno è l’ultimo Giorno di scuola di Maddalena e Adele. Michele mi dice subito che non può venire perché, essendo rappresentante, ha parecchie cose da fare a scuola. Penso se portare le bimbe, loro sarebbero felici, ma Maddalena può perdere l’ultimo giorno della primaria? Parlo con i miei, se magari viene mia mamma, perché 7 ore di auto da sola con Agata non mi sembrano fattibili. Ci ragiono e ragiono finché alla fine decido: non è solo un ultimo giorno di scuola, per Maddalena è la fine di un ciclo, potrei mai mancare a un passaggio come questo? No, un po’ a malincuore, ma avviso che non sarò alla premiazione, mi dicono che mi invieranno tutto per posta. Ed eccola qui la mia giornata di premiazione, oggi, quando il corriere ha suonato alla porta e ho aperto il pacco! Una piccola gioia e una grande soddisfazione, perché bisogna sempre vivere di sogni, e per me questo è un altro che si sta realizzando.

mercoledì 26 giugno 2019

Paranoie da kg di troppo

Nelle ultime settimane mi è capitato di incontrare un po’ di neo-mamme e la prima cosa che noto è il loro fisico praticamente perfetto: l’invidia cresce spontanea e così cerco di trovare anche il minimo difetto: ritenzione idrica, grasso sulle dita della mano, qualsiasi cosa, non per sparlarne in giro, ma per amor proprio. Poi mi capita la mamma che ha il bimbo di neanche un mese ed è senza un filo di pancia e invece io sembra che la bimba di sei mesi ce l’abbia ancora in grembo, se non fosse che contemporaneamente ce l’ho pure in braccio. Ecco, dovrebbe partirmi la commiserazione totale, sulle ingiustizie della vita... in realtà io mi fermo e penso: stasera ore 19.30, sono al bar con un arrosticino in mano e un bicchiere di Coca Cola, dopo una giornata di svacco al mare, passa mia cugina in bici e  si ferma a chiacchierare: lei dopo 8 ore di lavoro si è messa la tuta e stava andando a fare il giro del Montello! Chiaro che quando partorirà sarà magra. Io considero il giro del Montello una cosa che si può fare solo in auto, così come la 100 km del passatore o qualsiasi percorso sopra i 15 km.
PS: la genetica sportiva non l’abbiamo presa dal ramo della famiglia che ci accomuna, questo è certo.
Comunque tornando alla panza, ho deciso di rinunciare al confronto, mentre queste donne dedicavano la loro giovinezza allo sport, io probabilmente stavo leggendo un libro, effettivamente se per ogni libro letto perdessi un etto, sarei una modella, ma non funziona! Peccato! Poi cosa volete, potrei impegnarmi ora, a volte ci provo: stasera ho fatto dalla palestra di Bavaria a casa a piedi...perfetto, se non fosse che il percorso comprende il passaggio nei pressi di una gelateria: si può dire di no? Non nella mia politica ( posso perché con la camminata lo consumo). Metti che quelle due palline ( per la cronaca fondente e liquirizia) si siano consumate, tornata a casa ho messo in forno due Belle pagnotte di pane nero per la colazione ( a colazione si può mangiare perché tanto lo si consuma durante la giornata), anche se il pane fa ingrassare ( ma in realtà i carboidrati sono necessari) e poi ho sempre la scusa che sto allattando e anche se dopo 3 figlie so benissimo che non è altro che una scusa, io la uso ancora. La dieta posso sempre iniziarla domani!

mercoledì 19 giugno 2019

Il fine anno di una tutor

Metto a letto Agata, leggo la storia alle più grandi e torno sul divano: pubblico un po’ di post con gli articoli che ho scritto nei siti con cui collaboro, preparo un piccolo manifesto pubblicitario per i corsi estivi e le fatture di questo mese anche se siamo solo a metà, ma giugno è sempre così. Mi fermo a riflettere su un altro ciclo che finisce, quest’anno ne lascio quattro, alcuni ragazzi li seguo proprio da tanto e fa strano lasciarli andare soprattutto dopo l’intenso periodo di preparazione all’esame. Riguardo quest’anno e cerco di capire come sia andata. È stato sicuramente un anno particolare con l’arrivo di Agata proprio a metà, una nascita che a livello lavorativo, mi ha sicuramente rubato energie. Tante le sere in cui ero completamente scarica pur avendo lavorato solo poche ore. Un anno che mi ha fatto più volte desiderare un lavoro normale, dove ti puoi godere quei 5 mesi di maternità, la mia pausa parto è durata solo 37 giorni e neanche retribuiti ( anche se io spero ancora che l’INPS rinsavisca). Un anno in cui mi sono fermata, come ora, a chiedermi se per quei ragazzi avrei potuto far di più, se ho dato il massimo, a volte penso di sì altre di no; sicuramente ci ho provato e mi dispiace quando le cose non sono andate come avrebbero dovuto, perché questo lavoro è così: a volte vorresti abbracciarli, altre strozzarli, a volte hai soddisfazioni, altre tremende delusioni. Parli con i genitori e ti metti in discussione come madre, perché ora lo sei, Maddalena sta crescendo e fra poco sarà alle medie anche lei, come la maggior parte dei ragazzi, e io, io come mamma come sarò? Apprensiva e super presente? Troppo assente? La giusta metà? Lo vedremo e intanto penso all’estate che arriva, ai prossimi ragazzi che incontrerò, alle volte in cui amerò questo lavoro per gli stimoli continui, perché mi tiene sempre in gioco, perché mi permette la libertà di gestirlo come credo e la possibilità di imparare sempre; penso anche alle volte in cui lo odierò perché non è mai sicuro, perché mi costringe a un'attenzione massima sempre, perché non ci si può mai fermare. Ma io mi fermerei? Potrei mai fare un lavoro ripetitivo nei tempi e nei metodi? Conoscendomi direi di no, forse mi annoierebbe e irriterebbe anche la semplice idea di avere sempre gli stessi orari, di non poterli modificare in base alle esigenze della famiglia, di non poter mettermi alla prova in ogni momento. Sì, ho bisogno di stimoli continui e questo lavoro è quello che fa per me con le sue sconfitte e le sue vittorie ma soprattutto, con quei messaggi di ringraziamento che ti scaldano il cuore.

martedì 28 maggio 2019

IL GIORNO DOPO

Oggi è il fatidico giorno dopo, quello in cui la tristezza e l'amarezza sono un po' scemate, ma resta la delusione e un po' di rabbia per non aver capito come andavano le cose.
Il giorno dopo è quello vuoto, in cui senti che manca qualcosa e riguardando la data dell'ultimo post in questo blog lo capisco ancora di più: dal 18 aprile a venerdì c'è stata la campagna elettorale che occupava ogni minuto libero e anche un bel po' di quelli non liberi. Dopo anni di riunioni, prima una volta al mese, poi ogni quindici giorni, poi ogni settimana e infine due volte la settimana, improvvisamente mi trovo stranamente libera e allora ricomincio a scrivere: un articolo per il web magazine, questo pezzo, qualche racconto.
Sì, soprattutto qualche racconto, in fin dei conti, presa dalla corsa con Giavera punto a capo, non mi sono neanche potuta godere l'arrivo di quella mail che diceva che avevo vinto un concorso a cui avevo partecipato. Una bella soddisfazione, me la godo oggi, insieme al messaggio di una mamma con il voto di una verifica del figlio. La scuola non è ancora finita e il mio lavoro va avanti. Maggio è stato impegnativo quest'anno, alle elezioni si sono aggiunte feste in ogni fine settimana, momenti bellissimi da condividere con gli amici che ci hanno invitati, ma cinque persone da preparare non sono poche. Poi si sono aggiunte le brutte notizie, quelle che ti fanno abbracciare strette le bimbe, che ti fanno sorridere pensando al fatto che stiamo tutti bene. Questo mese, il mio mese, è stato proprio pazzerello, come il meteo: mi ha riservato sole e pioggia.
Oggi si riparte, fa strano non avere impegni, ne avevo mollati molti per un progetto in cui credevo e credo. Ora è tempo di fermarsi, capire cosa non è andato e poi ripartire. Ho un po' di libri da scrivere con delle belle collaborazioni e poi i progetti in agguato sono sempre tanti, a volte troppi, ma sono fatta così, anzi qui siamo tutti fatti così. Sempre a cento all'ora, ogni tanto ci si ferma a fare benzina e poi si corre, tutti assieme verso il prossimo obiettivo.

giovedì 18 aprile 2019

10 E SENTIRLI TUTTI

Facebook mi insegna che un pezzo come questo dovrebbe essere riempito di:
'vita mia...ti amo...come farei senza di te...non mi immagino una vita senza te al mio fianco...ecc', in realtà io una vita diversa me la sono immaginata, anche più di una; mi piace inventare storie, quindi figuratevi se non lo faccio su me stessa. Ecco, alla sliding doors, se tornassi a quel 18 aprile,( anzi facciamo a un anno prima perché Maddalena è arrivata un po' in anticipo) e non varcassi la porta della chiesa, cosa ne sarebbe stato di me? Beh, io mi vedo in giro per il mondo, scrittrice di successo in attesa del premio strega, ok quello lo attendo comunque, ancor prima di scrivere qualcosa che almeno assomigli a un romanzo (nel frattempo mi impegno con le elezioni a Giavera, sì, ok, è una cosa completamente diversa, ma 10 anni fa sono entrata in chiesa e non salita su un aereo, quindi ci sta questa diversità).

Compreso il fatto che una vita diversa me la immagino, passiamo ai ricordi della giornata:
Facebook insegna che dovrei scrivere più o meno così:
'Ricordo le campane che suonavano, l'emozione mentre varcavo la soglia della chiesa, i tuoi occhi nei miei, c'eravamo solo noi in quel momento....lì a festeggiare con tutti i nostri amici più cari, il giorno più bello della mia vita ecc.'
La realtà dei fatti è che io mi ricordo:
Levataccia per andare dalla parrucchiera dopo una notte semi insonne, non per l'emozione ma per i bigodini; colazione in auto per dormire fino all'ultimo minuto utile; richiesta di vassoio di pasticcini in camera mentre mi cambiavo perché avevo fame (il matrimonio non mi ha manco fatto dimagrire); io e te che partiamo dalla stessa casa, ma con 5 minuti di differenza; Maddalena che fa cacca mentre firmiamo il registro (le facce nella foto dell'album lo dimostrano); lo scherzo dell'ape non riuscito; Maddalena bravissima che non ha mai pianto; gente ubriaca marcia; torte salate mangiate per un anno intero; il mio vestito assolutamente fuori dall'ordinario (ribadisco che le gonne lunghe non fanno per me); tante, tantissime ex coppie (il nostro album è l'album degli ex); tante persone diverse da quelle che inviteremmo ora se dovessimo risposarci... e questo mi fa capire quanto la vita cambi. Però di quel non cambierei nulla.

E di questi 10 anni?
Facebook insegna che dovrei dire:
Questi 10 anni ci hanno portato tre stupende figlie che amiamo, tante vacanze insieme, i nostri momenti romantici a due, le sorprese per il compleanno e gli anniversari ( mi viene da ridere solo a scriverlo per finta), eccc
La nostra realtà invece è questa, ma dopo molto alti e molto bassi, dopo tutto noi siamo così e ci piace:
10 anni e:
- 1 casa incasinata, c'è poco da fare l'ordine non fa per noi e io dimostro che geneticamente le donne non sono portate a fare pulizie e a mantenere l'ordine ( le figlie sono mie e quindi anche loro sono geneticamente così);
- 3 figlie femmine, perché qui siamo femministe convinte (Maddalena ha già deciso che farà l'astrofisica e si sposerà a 25 anni per poi fare figli: ha già ben chiaro il concetto di: una donna può far tutto come un uomo. P.S.: però non ha il gene della casa in ordine, a quella non pensa) e preferiamo sempre e comunque donne (women power)
- 10000 impegni che sopportiamo a vicenda tutti insieme e soprattutto che riusciamo a incastrare (in realtà quelli delle figlie si incastrano solo perché ci sono dei fantastici nonni che corrono ovunque).  Sappiate che a casa nostra la sagra dura 12 mesi l'anno, intervallata da saggi di danza, di ginnastica artistica, di chitarra e di pianoforte (sempre rigorosamente in giornate diverse), concerti corali in giro per la provincia e non solo, una campagna elettorale di cui ormai fanno parte tutti, soprattutto Agata, ormai piccola mascotte di ogni riunione ( e ben felice di esserlo visto che se la spupazzano tutti);
- tanti nuovi amici: questi dieci anni ci hanno insegnato che non tutte le amicizie durano per la vita, alcune persone le perdiamo, ma ne troviamo altre che possono veramente essere fantastiche ( questo è troppo smieloso, meglio cambiare)
- tanti nuovi amici con cui condividere le serate alcolico mangerecce tra birre, mojito, sushi (gnamme), pizze e su dove andarle a prendere sceglie Ilaria (hihihi), caffè e cappuccini a metà mattina (perchè la colazione non si fa mai troppo presto), le serate senza figli al seguito o con i figli che giocano in camera...
- 2 gatti fissi, più una serie di gattini annuali. vari animali che ricercano sempre la libertà e se ne scappano ( questo è il gene Caoduro, poco propenso alla vita in cattività)
- 1 fratello che ci rallegra le giornate con la sua soap vita....probabilmente il protagonista del romanzo che vincerà lo Strega ( giusto per mantenere un filo conduttore in questo testo)
- I super nonni che corrono, corrono, brontolano, corrono, corrono, fanno da mangiare, brontolano...
- Le nostre vacanze low cost (anche se ormai di low c'è poco in 5, ma noi amiamo ryanair e booking, il bagaglio a mano, il bagagliaio piccolo, un paio di scarpe sole per tutta la vacanza ecc)

Facebook insegna che a questo punto dovrei scrivere una chiusura strappalacrime con la formula dell'amore eterno tipo:
amore+ rispetto+ coccole+sorrisi

A me piace più questa idea:
Se dopo 10 anni non avete ancora fatto una strage, se nonostante i 'come te o fat te desfe' o ' te ne andrai pure di casa prima o poi' ai figli, i 'basta vado a vivere su un'isola deserta' al marito, siete ancora vivi e sotto lo stesso tetto , il gioco è fatto e se ogni tanto vi scappa pure un sorriso nel guardarli tutti, beh allora siete pure felici.

BUON ANNIVERSARIO A NOI!




giovedì 4 aprile 2019

Seduta sul divano, Agata ha finito di mangiare e si è addormentata. Che idillio... ma dove? Provo ad alzarmi per metterla a dormire nel passeggino e lei apre mezzo occhio, quello che basta per farmi capire cosa pensa: mettimi giù e urlo! Ooooook, rimaniamo ferme, il libro è distante, ufff. Il problema principale però è ciò che di staglia davanti a me: il salotto ha lo stesso ordine di una discarica abusiva e per fortuna sono almeno riuscita a pulire stamattina. Ora, è risaputo che io non ho nessun gene da donna di casa ( quindi per tutti quelli che pensano che una donna sia naturalmente portata per i lavori di casa, io posso smentirlo), ma qui la situazione è grave e oggi è pure uno di quei giorni da decisioni importanti. Vabbè, pensiamo ad altro mentre siamo bloccate qui, sapendo che fra 20 minuti comincio a lavorare e non c’e Spazio sul tavolo. A cosa pensiamo? Progetti lavorativi: tanti e ho pure un colloquio, io odio i colloqui, se c’è una cosa che non so fare ( in realtà ce ne sono diverse) è convincere una persona a scegliere me e non un altro. Io tenderei sempre a stare zitta e a evitare di incensarmi, insomma non mi sento Wonder Woman... però è un periodo in cui bisogna tirare fuori i denti. Tipo, è iniziata la campagna elettorale ( che chiaramente tira fuori il peggio di ogni persona), a me piace far politica, o meglio mi piace pensare di fare qualcosa per il mio paese, mettere in pratica tutte le malsane idee che ho per la mente sulla scuola, sulla biblioteca, sulle famiglie... però per arrivare a questo bisogna farsi eleggere, e per farlo si naviga nel magico mondo del ‘poltronismo’ cge, letto così, sembra una cosa iper comoda, col cavolo, la poltrona è fatta di spine e tutti cercano di infilarle nei fianchi degli altri, è brutto, ma esce la parte più competitiva di ognuno di noi.
Anche oggi mi hanno ripetuto: io non faccio politica per questo, ma se invece facessimo politica proprio per evitare questo? O quando si arriva lí tutti diventano uguali? Beh io spero di non diventarlo. Per oggi basta, Agata ha deciso che il suo pisolino di 20 minuti è finito, il lavoro inizia fra 15 e la tavola è ancora piena! Ce la farà la nostra Erika a far tutto? Lo scoprirete nella prossima puntata!

venerdì 8 marzo 2019

Per l’8 marzo

È vero:
1 Non siamo uteri in affitto, ma nemmeno vagine da riempire a pagamento o bambole da mettere seminude in tv ( per poi lamentarsi di una mamma che allatta in pubblico)
2 è vero siamo mamme, e mi piace farmi chiamare così, ma siamo anche dottoressa, architetto e avvocato e non semplicemente ‘signora’ e invece non siamo troia, puttana, baldracca ogni volta che non siamo a disposizione o lo siamo troppo;
3 le quote rosa servono per chi è convinto che dobbiamo stare solo in casa...
4 è vero la donna non dovrebbe marcatamente segnare l’autodeterminazione... perché in realtà non serve, ha già dimostrato e lo dimostra ogni giorno che può fare mille cose insieme, nonostante quegli uomini e quelle donne che la fanno sentire in colpa perché non è madre o perché lo è; perché è una professionista o una casalinga! Una donna ha diritto di essere quello che si sente di essere...esattamente come un uomo!
5 è vero il ruolo naturale della donna sostiene la vita e la famiglia, proprio per questo dovrebbe essere in maggiori luoghi di potere, chi meglio di una che si fa in 4 per prendere una paga più bassa, che lotta per tenersi un ruolo dopo una maternità, che vive correndo tra figli, casa e lavoro; può sapere quali siano delle leggi migliori?
6 è vero, la donna non va strumentalizzata, quindi smettiamo di usarla come un corpo da mostrare, una stupida da prendere in giro sotto un tavolo o sopra un palco.
Insomma, cara Lega, ti saluto con questa foto, perché io sono una mamma e ne vado fiera, così come sono orgogliosa del lavoro che faccio e delle persone che rappresento come consigliera  e lo faccio come oggi con la bimba nella fascia. E lo sono  con altre 2 donne Ilaria Basso e Marta Pavan che come me, hanno organizzato lavoro e figli per esserci. Donne che hanno a fianco uomini che ci supportano e nonni che non la pensano come te.
Siamo donne che non hanno bisogno di una caramella gelee o di un lavapiatti in omaggio l’8 marzo; che ricevono volentieri un fiore e magari escono a festeggiare perche questa festa ricorda delle donne sfruttate e morte mentre lavoravano e noi dobbiamo sempre tenere a mente loro e chi come loro ha lottato perché avessimo pari diritti e i nostri sogni valessero come quelli di un uomo.

mercoledì 6 febbraio 2019

Un po’ di confusione

AAVV, Dreams collection
5 racconti collegati ad altrettanti romanzi scritti da autrici diversi. Un insieme di storie senza un vero e proprio nesso se non che le autrici sono donne e si , in qualche modo, di amore. Come capirete non mi è piaciuto molto, anche nelle raccolte, io preferisco un filo conduttore chiaro e preciso, qui trovo troppa confusione, troppi stili, troppi argomenti. Faccio fatica anche a parlarne e devo essere sincera, se non ci fosse la book challenge, non ne parlerei.

martedì 5 febbraio 2019

Ciambella bigusto

C’era una volta ( circa 3 ore fa) una giovane donna ( fino si 40 si è giovani) che, in un momento di pazzia, decise di mettersi a fare un dolce con 1 solo uovo. Andò su google e digitò ‘dolce con 1 uovo’ e chiaramente le uscirono tutti dolci senza uova. La giovane donna capì che il motore ricerca quello che gli pare. Scelse la ricetta più semplice, più veloce, che si impastasse nella planetaria senza fare troppo rumore perché il tutto doveva svolgersi nel tempo in cui la figlia numero 3 faceva il breve riposino. La giovane pseudo casalinga ma sicuramente disperata iniziò a mettere gli ingredienti nell’impastatrice con la solita modalità variazione: fecola non c’e Si mette frumina;  zucchero bianco diventa di canna; niente buccia di limone perché non aveva  voglia di uscire a prendere l’agrume appena fuori dalla porta della cucina; niente uova ma lei ne ha messa una comunque perché ce l’aveva; l’olio di semi è diventato di girasole ( ma per i dolci va bene uguale). Infine, non paga dei cambiamenti e convinta che così non sapesse da nulla, decise di mettere su mezzo impasto del cacao. Non voleva, in realtà,  fare una torta bigusto, perché a lei le torte bigusto ( che tutto il mondo ritiene le più semplici da fare e che anche un bambino sa farla) non riescono, non c’e Verso, ci prova da anni ma non funziona. Mette tutto l’impasto In forno, lottando con quest’ultimo  che ha deciso di sentirsi vecchio e spegnersi e riaccendersi in totale autonomia più volte durante la cottura  e, dopo una meZz’ora abbondante, il dolce è pronto...e toh, dopo anni di tentativi, seguendo pedissequamente tutte le ricette di torte bigusto del mondo, la fa a caso e le riesce!  Felice di questo, nonostante la lieve bruciatura esterna dovuta al maledetto forno, la serve ai familiari e il marito, vedendo la torta bigusto, ride sonoramente rammentando le numerose prove non riuscite.
Fine della storia

Insegnamenti: 
- c’e Chi è fatto per seguire le ricette e chi per buttarle a caso, la giovane donna è di quest’iltima Categoria;
- i dolci riescono quando meno te lo aspetti o quando proprio non lo vuoi;
- mai darsi per vinti, a volte anche l’inpossibile diventa possibile

lunedì 28 gennaio 2019

È solo una storia d’amore di Anna Premoli

Anna Premoli, È SOLO UNA STORIA D’AMORE, Newton Compton, 2016, 314 pagine
Un libro nel libro, Fantastico, mi piace la metaletteratura ossia quando all’unterno Di una storia se ne sviluppa un’altra simile. Pirandello in questo era ed è un maestro, ok qui non siamo ai suoi livelli, perché lui era un genio, però è una trama veramente buona.
Qui i protagonisti del romanzo stanno scrivendo un libro di cui, sostanzialmente diventano protagonisti. Direte, che confusione, invece no! La scrittura è chiara e diretta, la trama fila veloce e non parla solo di amore ma anche di letteratura, in particolare di letteratura rosa e dei pregiudizi su di essa. In effetti se parliamo di romanzi rosa ci vengono in mente gli harmony ma non è detto che la letteratura al femminile sia meno impegnativa delle altre. Avevo letto altri 3 romanzi della stessa autrice e anche questo, come quelli, sono volati via veloci, pagina dopo pagina. Il finale magari è un po’ aspettato ma non sempre deve esserci la suspance, a volte  mi piace soffermarmi a pensare e a immaginare come lo scrittore svilupperà la trama.
Mi piace anche l’idea di due soli personaggi principali e pochissimo secondari, come se non ci fosse bisogno di troppa carne al fuoco, meglio così non ci si perde a capire e ricordare caratteristiche e legami. Un libro che consiglio a tutte le amanti e gli amanti del genere rosa.

martedì 22 gennaio 2019

ASSASSINIO ALL’IKEA

Giovanna Zucca, ASSASSINIO ALL’IKEA, Fazi,2015, 285 pagine

Finito proprio ieri sera e mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca, io amo i gialli e questo però non mi ha convinto, in realtà l’omicidio è solo di sfondo, la storia che si narra è quella di due amiche, delle loro vicende. È un insieme di vari generi e non saprei bene dove collocarlo: giallo? Formazione? Humor? Tendenzialmente il mix mi piace, ma in questo caso non vedo ben sviluppato nessuno dei tre e questo non mi soddisfa ma magari sono io troppo esigente. Poi mi convince poco il modo di parlare, da veneta, non riconosco nei protagonisti padovani il nostro modo di parlare, un peccato perché, dal mio punto di vista perde un po’!

In ogni caso è un romanzo che si fa leggere, i capitoli non troppo lunghi danno un buon ritmo così come la scrittura a più punti di vista, anche se, secondo me, andrebbero divise in maniera più netta i cambi di narratore, a volte ci si perde le prime righe per capire chi sta parlando o di chi lo sta facendo l’autore! Un plauso però alla descrizione dei personaggi, le caratteristiche di ognuno riportano a immagini chiare davanti agli occhi, con tratti chiari e marcati e per me, che conosco bene Padova, riuscivo proprio a immaginarli sotto i portici o nelle vie. 

UN LADRO GENTILUOMO

Alessia Gazzola, IL LADRO GENTILUOMO, Longanesi, 2018


Alice Allevi a me piace un sacco: un po’ sulle nuvole, un po’ sfigata, un po’ incasinata, tanto curiosa e sognatrice insomma una di noi! Anche l’ultimo romanzo non si distanzia dagli altri, al centro c’è lei nella doppia veste di medico legale alle prese con un caso di omicidio e di donna innamorata di un collega. Questa volta cambia la location, non più Roma, ma, come anticipato nel Romanzo precendente, una nebbiosa, umida e piccola città del nord, praticamente un disastro per una abituata alle temperature e al sole di Roma. Ritornano i soliti personaggi nonostante la distanza e non potrebbe essere diverso, ci si affeziona troppo alla nonna, al commissario e alle amiche. Alessia Gazzola, l’autrice, per ora è molto brava a trovare sempre nuovi argomenti e nuove matasse da sbrogliare, cosa non facile dato il numero di romanzi con la stessa protagonista e anche questa volta non mancano i momenti di suspance, di divertimento, di ironia. Io lo consiglio, se vi piacciono i gialli, le storie d’amore e i libri divertenti, qui trovate un bel mix scritto in maniera impeccabile. 

mercoledì 16 gennaio 2019

Letture leggere da allattamento

SARAH MORGAN, Puffin Island
Ci sono periodi della vita in cui si ha bisogno di letture frivole, leggere e soprattutto a lieto fine. I miei momenti per il genere romanzi rosa erano il periodo post esami universitari e ora è il periodo post parto; io non sono un’amante delle letture su come crescere i bambini e preferisco di gran lunga i romanzi. Avevo letto una trilogia di Sarah Morgan già qualche tempo fa ed era esattamente ciò che cercavo in questo periodo, così, dopo il parto ne ho lette Altre 2 due trilogie, in particolare ho iniziato il 2019 con   la trilogia di Puffin Island, luogo in cui sono ambientati i tre Roman i con protagoniste tre amiche e tre amici ma ecco le recensioni divise per romanzo:
SARAH MORGAN, La prima volta è per sempre, Harper Collins, 2015
La prima volta è per sempre è il primo libro della trilogia di Sarah Morgan: Puffin Island, isola del Maine che fa da sfondo a tutti e tre i romanzi! Emily, la protagonista, si ritrova di punto in bianco a vivere un’altra vita, diversa da quella che faticosamente si era costruita: viene licenziata e si ritrova a dover allevare la figlia di sua sorella, un’attrice di Hollywood,morta in un incidente aereo. Emily sarà costretta a scappare da New York per proteggere una bambina che in realtà lei non vuole, per fare questo si nasconderà nel cottage della sua amica Brittany a Puffin Island. Tutti é molto difficile per la protagonista perché quello che le sta succedendo la costringe ad affrontare tutte le sue paure che riemergono dal passato ma ci sarà Ryan ad aiutarla e alla fine Emily scoprirà che non tutto il male viene per nuocere e le paure si possono superare. Un classico libro rosa, leggero che mette di buon umore e aiuta nei momenti tristi grazie al suo lieto fine. La sua lettura mi ha intrattenuto piacevolmente e il tema della bambina e del ruolo del genitore è inedito per Sarah Morgan, questo lo ha reso interessante e coinvolgente soprattutto in questo periodo della mia vita tra poppate, compiti per casa e litigi in fase preadolescenziale
. Lo consiglio a chi ha voglia di rilassarsi o non ha la testa abbastanza concentrata per letture impegnative. Poi, come sempre, le descrizioni dei paesaggi mi fanno venir voglia di vedere questi posti, intanto sono andata a controllare la cartina per vedere dove si trovano.

SARAH MORGAN, Qualcosa di meraviglioso, Harper Collins, 2015
 Brittany è la protagonista del secondo romanzo della trilogia di Puffin Island. Lei è un’archeologa che gira per il mondo è che evita il suo ex marito da 10 anni. Il loro matrimonio, fatto in tenera età, era durato solo 10 giorni e l’aveva letteralmente distrutta, ne età uscita solo grazie alle amiche Emily e Skilar protagoniste degli altri due romanzi. Brittany è costretta a tornare sull’isola a causa di un incidente durante gli scavi in Grecia, lì incontra Zach, il suo ex marito che ora é un pilota privato. I loro primi incontri sono terribili, lei si rende conto di amarlo e odiarlo allo stesso tempo ma non vuole farlo sapere a lui. Lui è schivo e freddo a causa di un’infanzia terribilmente dura. Grazie ai loro amici, alla famiglia adottiva di lui che vive sull’isola, alla rete degli isolani e al campo estivo per ragazzi in cui saranno costretti a collaborare, riusciranno a tirare fuori tutto gli scheletri dall’armadio e a conoscersi meglio per avere un nuovo vero inizio e cancellare il burrascoso passato e non mancheranno, come sempre nei romanzi di Sarah Morgan dei momenti di grande romanticismo alternati a quelli di sano erotismo dando un tocco più accattivante che mi piace parecchio. Un romanzo a metà strada tra ‘I love shopping’ e ‘50 sfumature’ da leggere quando si ha bisogno di rilassarsi e vedere il lato rosa della vita. Pecca negativa il fatto che il tema del matrimonio lampo fatto in gioventù era già stato utilizzato dalla scrittrice e aveva avuto identica fine e anche i protagonisti hanno delle caratteristiche in comune, quindi da un certo punto in poi mi aspettavo già quello che sarebbe successo! Insomma Sarah, un po’ più di fantasia potevi mettercela, che ne so: un amico d’infanzia, l'ex Marito dell’amica ma non proprio lo stesso tema.

SARAH MORGAN, Natale a Puffin Island
Ultimo  romanzo della serie dedicato alla terza amica, l’artista Skylar, la sua storia d’amore riprende soggetti già visti in Sarah Morgan e questo lo rende un po’ più noioso, ma è anche l’unico che si svolge per lo più distante dall’isola, infatti il tutto inizia a Londra. Skylar si ritrova sola e ferita sia nel corpo che nello spirito ma ci sarà Alec ad aiutarla e a mostrare un lato di sè, generoso e altruistico, che fino ad allora aveva tenuto per nascosto per paura di soffrire e far soffrire ancora. Anche in questo, come negli altri due romanzi, emerge l’importanza del vissuto e come questo influenzi il nostro presente e, talvolta, ci blocchi nelle nostre paure. Un argomento interessante che mi ha fatto riflettere, quindi anche un romanzo rosa può nascondere un po’ di psicologia e di filosofia che riscontriamo tutti i giorni nella nostra vita ma su cui magari non ci soffermiamo.


Nuova rubrica

Ho deciso di far partire una nuova rubrica di recensioni e libri per due motivi:
1 Conteggiare i libri letti in un anno perché ogni volta, a dicembre, cerco di fare i conti ma ahimè non mi ricordo mai tutto;
2 Ho deciso di partecipare a un book challenge cioè una sorta di gara di lettura cn degli obiettivi e, per dimostrare di aver letto i testi, bisogna recensirli.
Spero così di farvi venire voglia di leggere e soprattutto attendo i vostri commenti!

martedì 15 gennaio 2019

E si torna al lavoro!

33 giorni dopo il parto, si torna al lavoro, la cosa più difficile è accettarlo: mentalmente avrei fatto un altro po' di pausa ma con la partita iva funziona così. Non che possa lamentarmi, ho deciso io con quanti ragazzi partire, quante ore fare e Agata era lì con me; unico inghippo iniziare il giorno dopo la sua prima colica notturna.
Mi piace il mio lavoro e i ragazzi che seguo sono bravi, non è stato traumatico ricominciare e le soddisfazioni ci sono sempre ma, da un punto di vista femminile, c'è qualcosa che non va: la maternità dovrebbe essere rispettata e trovo assurdo che una donna possa lavorare fino all'ultimo mese, è vero, l'ho fatto anche io ma il mio lavoro è in casa, seduta e se avevo bisogno mi mettevo sul divano: i ragazzi e i loro genitori lo sapevano e comunque, nonostante queste attenzioni ho avuto il parto più difficile dei tre...vorrà pur dire qualcosa? Negli altri in cui sono arrivata riposata e tranquilla non ho avuto il minimo problema.
Mi immagino già alcuni dire: 'avete voluto la parità, eccola!' Ma non funziona così la cosa, la parità funziona nel momento in cui, a uguale mansione corrisponde uguale stipendio ma soprattutto nel momento in cui c'è rispetto per quello che una donna è e rappresenta anche come possibile madre. Dare a una famiglia i giusti supporti, significa dare la parità e soprattutto dare un futuro alla vita.