Al tramonto l’auto lo abbandonò, tra le nevi di un paese diroccato in
mezzo all’aquilano, lui solo tra il freddo e la notte che lentamente
usciva dall’Appennino. La prima cosa che fece Franco fu prendere il
telefono con la certezza del professionista a cui non si può dir di no:
il segnale era assente, si trovava in un paese dimenticato da Dio e
dagli uomini. La sicurezza dentro di lui cominciò a incrinarsi, alzando
la leva del cofano, voleva provare a sistemarla da solo, ma lui di
motori non ne sapeva nulla, lui era abituato a telefonare: con una
telefonata sapeva risolvere qualsiasi problema in ogni parte del mondo,
ma per il fai da te non aveva mai avuto né tempo né voglia.
“Maledetto viaggio di piacere!” pensò. Mirella aveva insistito tanto,
voleva a tutti i costi fare un fine settimana in una SPA, per
rilassarsi, diceva lei, e così dopo mesi e mesi Franco aveva accettato,
ma lui sarebbe arrivato solo il venerdì in serata, perché prima aveva
degli appuntamenti di lavoro.
Lì in quella strada deserta, ai piedi di un paese abbandonato, l’uomo
d’affari aveva solo due possibilità: aspettare nell’auto fredda il
passaggio di qualcuno oppure incamminarsi alla ricerca di un segno di
vita che per ora non vedeva.
Decise di star lì fermo in attesa ma dopo mezz’ora non era cambiato
nulla, tranne che la notte si era completamente impossessata della
strada, solo la luna, alta in quel cielo freddo illuminava l’intorno.
Franco scese dall’auto, prese da sotto il sedile il gilet e ringraziò la
moglie che glielo aveva comprato e sistemato in auto, raccolse la
ventiquattrore, chiuse l’auto e cominciò a vagare per quell’unica strada
di fronte a sé.
La solitudine e il silenzio non facevano parte del suo essere, lui
viaggiava tra appuntamenti di lavoro, intervallati da telefonate
lunghissime, mail, messaggi: una vita sempre connessa e sempre
organizzata nel dettaglio da Silvia, la sua segretaria. Mai un
imprevisto, mai un momento di ritardo. Che strana sensazione essere
improvvisamente solo con se stesso, cominciò a pensare alla settimana
successiva, a tutto ciò che lo aspettava, ma dopo 20 minuti aveva già
ripassato il suo planning ed era riuscito a incastrare anche una
telefonata alla figlia a Londra e ora su cosa poteva concentrarsi?
Dentro di lui sentì una stretta allo stomaco, una sorta di ansia che lo
pervadeva: oltre al lavoro cosa aveva? Cosa sapeva di sua figlia
Rebecca? Lavorava a Londra, in una galleria d’arte, ma oltre a ciò?
Aveva forse un fidanzato? Viveva con qualcuno? Sì, sua moglie sapeva
tutto, aveva delegato a lei il compito di badare alla figlia fin dalla
nascita, quante cose aveva perso. Lui non c’era mai, era in viaggio di
lavoro, a una riunione importante e lì in quella solitudine capiva che
non poteva pensare a sua figlia perchè la conosceva meno della sua
segretaria. La stretta allo stomaco peggiorò e decise di cambiare
pensieri, si concentrò su sua moglie: Mirella, era una parte di lui,
fuori dall’ufficio era lei a far sì che tutto fosse sempre perfetto: la
casa, le uscite ufficiali e quelle con gli amici, le cene, gli abiti.
Tutto sempre egregiamente pronto. Ma neanche di lei sapeva molto, cosa
faceva durante il giorno? In tutte quelle ore in cui era sola? Forse
andava in palestra o al bar con le amiche, o rimaneva chiusa in casa?
Non si ricordava neanche se avevano una signora per le pulizie o meno
eppure senza Mirella non avrebbe mai potuto vivere.
Quella solitudine, quel silenzio gli facevano male, stavano scavando
dentro di lui come non era mai accaduto, non aveva mai provato quel
senso di angoscia che ora stava vivendo e che lo portava in un limbo di
instabilità, quei pensieri lo avevano colpito come un pugile che ha
abbassato la guardia, quel destro l’aveva preso in pieno e lo aveva
messo K.O.
«Ehi! Hai bisogno di un passaggio, vecchio?» Quella voce giovane lo fece
sobbalzare, non si era accorto dell’auto che era sopraggiunta, non
riusciva a rispondere.
«Va tutto bene?» Continuò il ragazzo, un po’ preoccupato da quell’uomo
ben vestito, che sembrava totalmente stranito «Ti serve un passaggio?»
«Sì, scusa, la mia macchina è in panne!» Franco salì nel posto del
passeggero, spiegò dove doveva andare, il ragazzo lo rassicurò e gli
diede il numero di un meccanico; finalmente si rilassò. Non vedeva l’ora
di abbracciare sua moglie e di sentire sua figlia, aveva bisogno di
loro, delle loro voci, delle loro storie, della loro e della sua vita.
Pensò che forse stava solo diventando vecchio o che forse era colpa del
luogo ma che qualsiasi fosse stata la motivazione ora si sentiva felice,
sapeva cosa fare e come farlo.