martedì 17 gennaio 2017

IO CI SONO

Domenica io sarò alla marcia dei 1000 passi, non per buonismo o perché voglio 98 persone ammassate in un luogo non appropriato. Ci sarò perché è giusto ricordare che ci sono altri modi di affrontare i problemi, che ci sono esempi positivi di accoglienza e che ce li abbiamo proprio noi.
Io non sono convinta che dobbiamo diventare tutto un unico mondo di un colore informe, io credo fortemente nelle differenze, nelle peculiarità che ognuno ha.
Non mi vergogno a dire che sono veneta, ne tanto meno che abito in un paese chiamato Cusignana, grande come uno sputo e dove 'i fatti propri' non esistono.
Io sono quella che sono proprio perché sono nata qui, proprio perché sono veneta e proprio perché so questo, non ho paura di accogliere chi ha una cultura diversa dalla mia, una religione diversa.
Devo dire la verità, a volte ammiro i musulmani e la loro fede certa, perché dimostrano una cosa che qui si è persa e che dovremmo reimparare: la coerenza. Andiamo a Messa la domenica, ci sposiamo in una chiesa gremita con uno splendido abito bianco e poi abbiamo tanti di quegli scheletri nell'armadio che potremmo ricostruire un tirannosauro.
A me piace sentire che un genitore straniero parla ai suoi figli nella sua lingua, esattamente come io insisto con le mie perché usino il congiuntivo, non rinuncerò con loro ad insegnare un buon italiano e anche il dialetto (appena avranno ben chiaro e costante l'uso del congiuntivo e delle doppie) perché fanno parte di noi. Non dobbiamo aver paura dell'altro ma avere la certezza di ciò che è nostro, di quello che siamo stati e che siamo.
La scuola sarà anche noiosa, forse servirebbero metodi alternativi di insegnamento ma ci dà le basi per conoscere la nostra storia e per confrontarla con quella degli altri.
E proprio in quell'ambito, mi piace sapere che le mie figlie vivono ogni giorno con nazionalità diverse, con persone disabili, con colori diversi, con religioni diverse, con capacità diverse perché un giorno anche loro saranno la minoranza di qualcosa, tutti noi, una volta nella vita proviamo la terribile sensazione di non essere accettati, capiti ma soprattutto interpellati.
Io ci sarò perché credo nella diversità, perché sono sicura di ciò che sono e poi perché la mia esperienza personale mi ha vista più delusa e ferita da chi aveva il mio colore di pelle, la mia cadenza e il mio modo di vivere, e allora penso che il male non stia nella razza ma nella persona singola.
Oggi mandiamo all'inferno gente di colore, se domani mandassimo all'inferno i disabili, poi chi non ha un lavoro, poi chi ha difficoltà scolastiche, poi chi non studia, quanti di noi si salverebbero?