Quella notte non ero riuscita a dormire
bene, ero troppo agitata per riposare. La mattina appena avevo
sentito il gallo cantare mi ero alzata, avevo aperto le imposte, il
sole stava appena nascendo, era ancora presto ma ero troppo nervosa.
Sono andata a prendere l'acqua e ne ho messa sul tinello, ho
indossato il vestito della festa, quello delle grandi occasioni, le
scarpe migliori, mi sono seduta al tavolino per lavarmi la faccia e
pettinarmi. Quando sono scesa mio padre, mia madre e mio fratello
erano già seduti a fare colazione, i loro sguardi al mio ingresso
erano sconvolti: - Perché ti sei vestita così?- Ha chiesto mio
padre con il suo tono duro. - Oggi è un grande giorno per il mondo!-
Ho risposto e mio fratello si è messo a ridere: - Guarda che negli
altri paesi le donne votano già!- Non poteva capire la mia gioia, ho
lasciato stare, mi sono messa a mangiare un po' di pane e poi è
arrivato Gianni, già non potevo andare da sola, non sarebbe stato
bello a vedersi.
Finalmente ero di nuovo sola: io, un
foglio di carta e una penna per scrivere. La mia mano tremava, non
riuscivo a tener fermo il pennino, il mio stomaco si era occluso e
piano piano una lacrima mi è arrivata agli occhi. L'emozione era
così grande che non riuscii a non piangere, per la prima volta nella
mia vita, ciò che pensavo contava qualcosa, sarebbe servito per
delle decisioni importanti. Prima di uscire mi sono asciugata gli
occhi, non stava bene piangere in pubblico. Appena fuori, Gianni era
già lì che mi aspettava: 'Quanto ci hai messo!' mi ha detto. Gli ho
risposto che era una scelta importante, non potevo non pensarci. Lui
si è messo a ridere: 'Non sapevi già cosa votare?' 'Non ho mai
votato e volevo pensarci ed essere sicura di mettere i segni al posto
giusto – stava per ridere come se fossi una scema, mi fermai
davanti a lui e lo guardai dritto negli occhi – tu sei sicuro di
aver fatto giusto? Neanche tu hai mai votato! -Ho fatto come mi ha
detto mio padre! - Non riuscivo a crederci, anche per lui era la
prima volta dopo anni di fascismo e lui faceva ciò che diceva suo
padre, non aveva un pensiero suo, glielo dissi, lui cominciò a
borbottare qualcosa contro le donne e su cosa stava creando questa
nuova forma di libertà. Salimmo in auto e non dicemmo più nulla. A
casa mia entrò, avrebbe mangiato lì. A tavola Gianni, mio padre e
mio fratello cominciarono a parlare delle votazioni, della politica,
della guerra ma nessuno di loro nominò il voto alle donne. Sapevo
che mio padre era contrario e sapevo che mia mamma era troppo in
soggezione per andare a votare visto che lui non lo voleva o forse
neanche lei era d'accordo: nel suo ruolo di donna di casa, capiva le
preoccupazioni di un uomo ormai vecchio, per mio padre quello era
solo l'inizio della fine. Mangiammo nel silenzio di noi donne,
sentivo il disagio attorno a me, a quello che avevo fatto e che papà
non voleva, poi verso la fine mia madre si alzò, tornò a tavola con
il dolce delle feste, quello troppo costoso per una giornata
tradizionale come quella. Me lo mise davanti, mi guardò negli occhi
e disse: 'Oggi è un grande giorno per noi!'
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