Era suonato il campanello, Marta
sperava che sua madre non entrasse a chiamarla, non voleva ancora
vedere nessuno. Lì sola nel suo letto stava bene, o meglio riusciva
a sopportare ciò che le era accaduto.
La porta della sua camera si aprì,
Marta sbuffò ma non si girò per guardare chi era anzi continuò a
tenere gli occhi chiusi nella speranza che sua madre capisse e se ne
tornasse in cucina a intrattenere da sola gli ospiti. Invece si
sedette, una mano le sfiorò il braccio e si fermò sopra la sua: non
era sua madre pensava: se faccio finta di dormire se ne andrà.
- Potrei cominciare con un te lo avevo detto, ma sai che non ti farei
pesare nulla!- riconobbe quella voce e dopo giorni le si impresse un
piccolo sorriso sulle labbra. Quella mano le strinse la sua e tanti
ricordi le tornarono alla memoria, erano passati più di dieci anni
ma non poteva dimenticare la sua quarta liceo.
Quando
il preside l'aveva fatta chiamare in ufficio durante l'ora di
matematica, si era chiesta cosa volesse, di certo non si era
preoccupata, era una studentessa modello, di quelle che non rompono
mai le scatole, che non rispondono male agli insegnanti e che danno
sempre il massimo. Proprio elencando le sue innumerevoli doti
scolastiche, il Preside aveva iniziato un discorso che Marta non
capiva a cosa portasse, ma sembrava proprio una captatio benevolentia
anche un po' troppo lusinghiera e questo la preoccupava parecchio.
Quando il prof. Marchese era arrivato al dunque, aveva capito che
aveva tutte le ragioni per essere preoccupata: Le stava chiedendo di
affiancare Giacomo a scuola, diventando la sua compagna di banco e
possibilmente anche a casa, facendo con lui i compiti e studiando.
Prima di lasciarla parlare, il preside aveva continuato dicendo: - Ne
ho già parlato con gli insegnanti e con i suoi genitori, ci sembra
una buona possibilità, tu sicuramente ne hai le capacità e magari
lui a te dà ascolto!- Peccato non ascolti nessuno
pensò Marta. - Se non ascolta né voi insegnanti, né i suoi
genitori, dubito ascolti me!- aveva risposto la ragazza terrorizzata
all'idea ma il preside aveva insistito e lei aveva deciso di giocare
la carta mamma e papà contrari:- Non so se i miei genitori
accetteranno, ci tengono molto che io vada bene a scuola e poi il
pomeriggio non sarei più a casa!- Il preside le rispose che ci
avrebbe parlato lui, Marta sapeva che quello non era un bene, i suoi
alle parole di Marchese non avrebbero detto di no e così fu. Lei era
disperata nonostante tutte le sue amiche la invidiassero, Giacomo era
il ragazzo più figo della scuola, quello che fumava e bruciava e che
stava solo con la gente di un certo tipo, insomma il bello e dannato
della situazione. Appena due giorni dopo l'incontro con il preside,
fu cambiata di posto, da quel giorno alla fine dell'anno sarebbe
stata vicina a Giacomo. La convivenza scolastica iniziò malissimo,
lui cominciò subito a torturarla con dispetti continui: quando
scriveva le spostava il foglio, le prendeva le matite senza chiedere.
Marta portò pazienza i primi due giorni, alle seconda ora del terzo
giorno decise di agire: appena lui le spostò il foglio, lei alzò la
mano sinistra e la avvicinò al braccio di lui, in maniera leggera
prese il primo strato di pelle tra pollice e indice e poi cominciò a
stringere con tutta la forza che aveva. Giacomo scattò in piedi
urlando ma da quel momento il loro rapporto cambiò completamente e
lei cominciò anche ad andare da lui nel pomeriggio. In quelle ore,
tra i compiti e lo studio chiacchieravano un sacco, di qualsiasi
cosa, lei parlava di mamma e papà che l'adoravano, lui le raccontava
quanto i suoi genitori non ci fossero mai ma che gli compravano
qualsiasi cosa. A scuola nessuno sapeva quanto si fossero uniti e
loro di certo non lo davano a vedere, anche se tutti avevano notato
come Marta fosse l'unica che poteva permettersi di dirgli qualcosa,
di rispondergli male e di mandarlo a quel paese.
Un pomeriggio
mentre studiavano storia Giacomo le aveva preso la mano, a Marta si
era gelato il sangue, aveva provato una sensazione strana, lo aveva
guardato ma lui aveva continuato a guardare il libro, nessuno dei due
aveva detto nulla ma da quel giorno, quando studiavano le due mani si
incrociavano.
Giacomo, seduto sul
letto vicino a lei, riprese a parlare: - Ti avevo promesso che sarei
arrivato appena avessi avuto bisogno!- Marta si ricordava benissimo
anche il momento in cui gliel'aveva detto: erano a casa di lei,
l'ultima volta insieme prima che lui partisse per l'università a
Milano. Lui lo aveva detto che sarebbe tornato appena lei ne avesse
avuto bisogno, eh già c'era sempre stato per quanto distante
vivesse, lui non la mollava mai.
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