Io sono calabrese,
vivo in Veneto da 15 anni ma ricordo come se fosse ieri il mio primo
pranzo a casa dei genitori di amici:
‘Ti passo a
prendere a meno dieci a mezzogiorno!’ mi disse la mia amica Clara.
‘Ah bello,
facciamo colazione prima?’
‘ No...a
mezzogiorno i miei ci aspettano per iniziare a mangiare.
A mezzogiorno? Di
domenica? Ma questi mangiano all’alba?
Arrivai a casa di
Maria e Bruno con lo stomaco pronto per la colazione e mi trovai con
un pranzo a base di tipici piatti veneti.
Povera Maria si era
impegnata tanto con tanto di antipasti, primi, secondi, contorni e
dolce e io le ho fatto tante di quelle facce strane.
Antipasto: poenta,
sc’ios e sopressa. Sopressa ok, la conosco. Sc’ios doveva essere
un vino, in fin dei conti ero in Veneto quindi il vino sicuramente
doveva esserci, ma quando mi arrivò il piatto vidi che era una cosa
strana: una crema gialla con vicino un liquido marrone su cui
galleggiavano delle cose strane. Oh Dio, qui mangiano vermi. Ho
pensato. Ma da buona donna del sud, so che non si può lasciare
niente nel piatto, altrimenti il padrone di casa si offende.
Cominciai a mangiare con tutta la calma calabrese, cercando di capire
cosa stavo ingurgitando, quando mi resi conto che tutti gli altri
avevano già finito e stavano aspettando me: ‘Magna cea che te si
nessa?’ Mi intimò Maria. Una persona evidentemente acculturata
anche se un po’ maleducata mi aveva appena chiamato Nessi come il
mostro di Lochness, che strani questi veneti che ti invitano a casa
loro e ti offendono. Ma cea poi, che cavolo significa,ah...ho capito
questa per offendermi mi storpia pure il nome, da Caterina, Cea come
ci sia finito non l’ho capito. Fatto sta che appena ho messo giù
la forchetta Maria aveva già levato il piatto e portato in cucina
avvisandomi che stavano per arrivare i’ bigoi in salsa’...un
sospiro di sollievo: bigoli col pomodoro. Poi ho visto arrivare sti
bigoli con un sugo marroncino, Madonna ma qui non c’hanno neanche i
pomodori rossi? ‘ Te sentirà che bona!’ mi ha detto Maria
mentre mi porgeva il piatto. Il profumo pungeva un po’...forse è
passata andata a male? Qui siamo al nord, se in Austria usano la
panna acida, qui useranno i pomodori andati a male. Santo cielo dove
sono finita?... Invece era buona e la mia amica questa volta me l’ha
spiegato che la salsa è con le alici. Che sollievo. Naturalmente io
stavo ancora mangiando e gli altri avevano finito da un bel po’.
Notai lo sguardo spazientito di Bruno, il padrone di casa: ‘Ae 3
cumixia e partie? No finion pi’
Alle 3 hanno un
party? Alle 3? Questi invitano le persone durante il pranzo a far
festa? Ma mangiamo i primi con la gente che ci guarda? Sono proprio
strani. Con il tempo ho capito che in Veneto si comincia a
mezzogiorno e alle tre si è pure digerito.
‘Adess magna do
sparasi; che je tant boni’ mi ha detto Bruno mentre stavo cercando
di far capire al mio stomaco che doveva velocizzarsi. Ho alzato lo
sguardo preoccupata: Madonna, qui si sparano durante il pranzo? Devo
essere finita in una famiglia di cacciatori, saranno abituati ad una
battuta di caccia per digerire, il tutto prima delle 3 che c’è il
parti? Ma allora al parti mangiamo quello che abbiamo cacciato?
Non ci stavo capendo
più niente, quando concentrata sul mio piatto cercavo di abbuffarmi
e rispondere pure alle loro domande. Stavo infilando l’ultimo
boccone nelle fauci quando Bruno mi ha intimato: ‘Varda de tociar
puito des’
Madonna mia ma sto
Bruno cosa voleva dirmi.
Con il cibo fermo
allo stomaco, perché il mio apparato digerente era un attimo in
difficoltà, mi avvicinai a Clara preoccupata.
‘Clara, scusa, ma
non credo di voler partecipare alla festa, preferirei andare a casa!’
’Festa? Quale
festa?Tranquilla, alle 3 per mio papà c’è solo il calcio!’
Sospiro di sollievo,
il mio primo pranzo veneto era stato superato. Il primo dei tanti in
cui ho potuto apprezzare gusti e sapori di questa terra e che mi
hanno conquistata.
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